Firenze

Firenze, città artistica per eccellenza, a Firenze nacquero personaggi insigni come Dante, Boccaccio, Machiavelli e Galileo Galilei. Firenze è inoltre stata abbellita dalle opere di Michelangelo, Brunelleschi, Botticelli, Donatello e Giotto.

Chiunque visiti Firenze non rimane mai deluso! Questo grazie ad un eredità culturale ed artistica quasi unica in Europa e nel mondo, che ha le sue base nel medioevo ed il suo massimo splendore nel rinascimento. Firenze, insieme a Roma, sono la storia della nostra civiltà. A Firenze, nel XV secolo, vennero postte le basi per far rifiorire arte e cultura. Qui, grazie a scrittori come Dante, Petrarca e Machiavelli, nacque la cultura e la lingua italiana. Artisti come Botticelli, Michelangelo e Donatello, ne fecero una della capitali artistiche del mondo.

 

UN PO’ DI STORIA

 

Firenze fu fondata dai Romani nel 59 a.C., che la battezzarono Florentia.Si nota il “cardo maximus” nella attuale via Strozzi, via degli Speziali e via del Corso; e il “decumanus” nella via Calimala, via Roma, via Por Santa Maria. Nell’attuale Piazza della Repubblica si trovava il Foro. Durante il periodo imperiale la città vide aumentare la sua ricchezza, divenne un centro commerciale dove operavano artigiani nelle botteghe, che poi renderanno famosa Firenze. Durante le invasioni barbariche la città subì molti assedi dagli Ostrogoti, dai Bizantini e dai Goti di Totila. Dall’invasione dei Longobardi alla prima notizia di un Duca nella città, gli abitanti si raccolsero attorno ai Vescovi, infatti in quel periodo si costruiscono monasteri, che diventarono centri di cultura e di lavoro. Fu conquistata poi dai Longobardi nel VI secolo, e solo successivamente la città emerse dalle nebbie del medioevo come città-stato indipendente.Quando i Longobardi furono sconfitti dai Franchi, il Duca venne sostituito dal Conte. Ai Conti successero i Marchesi, va ricordata l’ammirazione del popolo fiorentino per la Contessa Matilde che nel 1085 si armò contro Arrigo IV, e assicurò alla città mezzo secolo di saggia politica. Raggiunse i più alti apici di splendore tra l’XI e il XV secolo, diventando uno dei maggiori centri di potere in Italia, in equilibrio tra l’autorità degli Imperatori e quella dei Papi, superando il disagio delle lotte interne tra Guelfi e Ghibellini. Nel XV secolo Firenze passò sotto la Signoria dei Medici, ricchissima dinastia di banchieri che in seguito divennero Granduchi di Toscana. Firenze e tutta la Toscana rimasero sotto il dominio dei Medici per tre secoli. Fu proprio questo il periodo di massimo splendore della città,dal punto di vista artistico, culturale, politico ed economico. La città crebbe in modo spaventoso. Pittori, scultori e architetti riempirono strade, chiese e palazzi con le più grandi opere del rinascimento. Al Granducato dei Medici successe, nel XVIII secolo, quello dei Lorena, fino al 1860, anno in cui la Toscana entrò a far parte del Regno d’Italia, di cui Firenze fu capitale dal 1865 al 1871. 

FIRENZE, 1000-1300

 

La città di Firenze nei secoli XI e XII si espande e raggiunse a sud, la riva destra dell’Arno. Oltre il fiume sorsero i primi borghi, e quindi nel 1172 venne costruita una seconda cinta muraria. All’interno della prima cinta muraria, il tessuto urbano era molto fitto, costituito soprattutto da case- torri difensive, invece tra la prima e la seconda cinta l’edilizia era molto più rada e regolare, formata da case a schiera. Fra il XII e il XIII secolo la città aumenta la sua forza commerciale, il nucleo di questa forza è formato dagli artigiani, dai fabbri, dai calzolai, dagli orefici, con particolare sviluppo nella lavorazione della lana. Alla fine del 1100 la città aveva raggiunto la sua autonomia comunale. Nel Duecento il Governo era costituito dai Consoli, con l’aiuto dei Consigli cittadini. Coloro che detenevano il potere erano scelti nei ceti elevati di conseguenza nacque rivalità fra le famiglie più ricche. Le famiglie erano riunite in alleanze, questa condizione va sotto il nome di società delle torri, le case crescevano in altezza, all’occorrenza diventavano fortezza e tramite ponti mobili, le famiglie alleate, formavano un sistema di torri difendibili facilmente. La condizione della società cittadina imponeva un’architettura fatta di case allungate verticalmente, con aperture strette, buche e mensole per le travature dei ponti mobili. Le discordie fra le maggiori famiglie diventarono sempre più gravi fino alla formazione di due partiti, i Guelfi che fedeli al Papa osteggiavano l’Imperatore, e i Ghibellini, che fedeli all’Imperatore osteggiavano il Papa. Da principio i Ghibellini ebbero il sopravvento, ma il loro successo fu breve e nel 1250 i Guelfi tornarono al potere. Il Comune ebbe un ordinamento costituito dalla Signoria e la città ebbe un periodo di grande prosperità. Sono di questo periodo i trattati di alleanze con Lucca, Siena, Arezzo e gli acquisti di Volterra,San Gimignano, Poggibonsi. Tutto questo benessere fece riaccendere le lotte fra Guelfi e Ghibellini, e dopo un breve periodo di dominio Ghibellino, i Guelfi ripresero il potere e affermarono definitivamente il loro dominio sulla città. Grande importanza ebbero le Corporazioni divise in Maggiori e Minori, tra le Arti maggiori c’erano l’Arte della Lana, quella di Calimala, quella dei Giudici e dei Notai, Medici e Speziali, che portarono nella città ricchezza e benessere. Alla fine del XIII secolo, viene definito il centro politico e religioso della città, con la costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore e del Palazzo Vecchio. Il trionfo del popolo, portò anche al trionfo della sua lingua il “volgare”, che si affermava come lingua scritta e parlata, perchè fra tutti i dialetti era il più armonioso. Con la ricchezza venne il desiderio di rendere la città più bella, emergono le prime personalità fiorentine come Cimabue, Gaddo Gaddi per la pittura, Arnolfo di Cambio per la scultura, e si annunciava il genio di Dante e di Giotto. C’è un fiorire di chiese: S. Michele Visdomini, SS. Apostoli, San Nicolò, Santa Margherita Sopr’Arno, che vanno ad aggiungersi al Battistero e alla chiesa di Santa Reparata. 

Firenze, 1300-1400

 

Nella prima metà del Trecento vi sono eventi molto importanti per la vita sociale ed economica fiorentina. Sotto la spinta della fase di crescita, erano numerosi gli impianti di nuovi centri abitati, infatti le Terre Murate fiorentine, erano destinate a sostenere le scelte territoriali delle formazioni politiche, che assumevano la dirigenza. Agli inizi del secolo il tessuto urbano della città e le linee di sviluppo messe a punto nel secolo precedente non subiscono modificazioni di fondo. L’ ultima cerchia muraria iniziata nel 1248, venne completata nel 1333, la cerchia includeva i borghi e i nuovi insediamenti produttivi, religiosi, che si erano formati all’esterno di alcune porte delle mura preesistenti, in corrispondenza dei principali assi di viabilità. Alcuni dei nuovi poli erano nati per l’azione svolta da vari ordini mendicanti ( Carmelitani, Francescani ). Questi erano ordini da tempo insediati in prossimità della precedente cerchia, lungo i percorsi principali: via Romana, le vie verso il Valdarno, la via verso la zona Pratese – Pistoiese, la via verso il Mugello e i valichi verso Bologna. Oltre a questi insediamenti lungo la cerchia si avevano insediamenti di carattere patrizio, che avevano creato delle importanti trasformazioni nel tessuto urbanistico. Quindi si nota un affermarsi di nuove tipologie edilizie. Il fenomeno era dovuto in modo particolare alle famiglie più ricche, che avevano interessi molto forti nel contado. Altre modifiche avvengono nell’area dentro la cerchia antica del 1078, in particolare nella zona attorno al mercato. Questi interventi presuppongono un riadattamento della città alle nuove esigenze funzionali e soprattutto dell’immagine. Questo secolo è caratterizzato da linee diverse di trasformazione del tessuto cittadino. Le grandi famiglie erano protagoniste dell’accorpamento delle proprietà edilizie, e delle trasformazioni tipologiche. A questi ceti si deve la creazione di ospedali, patronati religiosi. Le norme venivano emanate dalla Magistratura e dagli organi del Comune, e curavano la linea riferita alle iniziative di carattere pubblico, quindi i luoghi destinati alla rappresentanza pubblica e alle infrastrutture cittadine. Un’altra linea di trasformazione era quella delle iniziative di nuova edificazione, i promotori erano in genere organi religiosi o altre corporazioni, come le Arti. Il tipo edilizio era quello delle case disposte l’una accanto all’altra, situate su lotti con fronte strada molto ridotto. La Firenze di questo secolo era molto rinnovata rispetto al secolo XIII, ma il modello di funzionamento era sempre lo stesso. Il tessuto urbano era configurato secondo una concezione gerarchica sia nelle sue parti, che nelle sue funzioni, e rifletteva poi la struttura gerarchica delle istituzioni dell’epoca. Dopo che venne completata l’ultima cerchia muraria, il territorio venne organizzato in quattro quartieri, ogni quartiere era diviso in quattro gonfaloni. Nella zona più antica, quella intorno al Mercato Vecchio, c’erano le residenze e le botteghe di molte antiche famiglie, oltre alle sedi politiche principali. In modo particolare erano insediate le sedi delle Arti principali. Questa si presentava quindi come una zona molto satura, caratterizzata da un tessuto viario minuto, e da un’edilizia molto addensata. Agli spazi angusti della parte più antica della città, si contrapponevano le piazze attorno alla Cattedrale e al Battistero. Un tessuto più contrastato si trovava tra la fascia occupata dalla penultima cerchia e il circuito dell’ultima cerchia. In questa zona alla trama molto densa delle case e delle botteghe di piccole dimensioni, si trovavano i grandi edifici conventuali o religiosi degli ordini mendicanti francescani e domenicani. Le torri erano frequenti in questa parte della città, alcune delle quali vennero incorporate in altri edifici. In corrispondenza di piccoli slarghi si trovavano le Logge che accoglievano riunioni, incontri diventando il tramite nei rapporti della vita fiorentina. Nel centro della città si trovavano molti cantieri aperti, tesi a realizzare opere di prestigio; infatti proseguono i lavori della Cattedrale (Santa Maria del Fiore), in cui lavora sia Giotto che il Talenti; il Campanile del Duomo. Prossimi al Duomo sorsero, la chiesa di Orsanmichele, la Loggia del Bigallo, si lavora alla Loggia del Mercato, alla Loggia dei Lanzi; viene rifatta la chiesa domenicana di Santa Maria Novella, e quella francescana di Santa Croce, il Palazzo del Podestà (il Bargello), si sistema Piazza Signoria. Si lavorava anche al Ponte alla Carraia e a Ponte Vecchio (ricostruito nel 1345). Una caratteristica importante era quella della presenza di botteghe sui ponti (oggi sono rimaste solo su Ponte Vecchio). I lavori di rinnovamento architettonico della città, furono affidati ad Arnolfo di Cambio, per merito suo lo stile Gotico, diffuso in Europa dall’Ordine Cluniacense, acquista un carattere equilibrato, mediando con le forme romaniche riesce ad ottenere negli edifici sia civili che religiosi, un esempio di gotico solenne, con degli slanci contenuti e armoniosi. La città si andava suddividendo in due parti distinte: una più centrale situata a nord del fiume, l’altra più esterna situata attorno alla prima. Il corso dell’Arno funzionava da asse portante per tutta la città, infatti c’erano gli scavi fluviali, i molini, le gualchiere, inoltre era una fonte importante per prelevare la ghiaia e la rena per le costruzioni. La chiara articolazione tra le parti della città non si ritrova nella distribuzione delle classi urbane nel tessuto cittadino. I ceti alti non disdegnavano il contatto con i ceti subordinati, il tessuto sociale era misto, accanto al palazzo del nobile si affiancavano le botteghe, i laboratori degli artigiani. Alla fine del secolo ci sono collegamenti sempre più stretti tra i cittadini di Firenze e la campagna. Il paesaggio viene proprio modificato dall’interesse dei cittadini di investire in residenze fuori città e il paesaggio assume l’aspetto costruito e disegnato che ha tanto colpito l’immaginazione dei visitatori. 

FIRENZE, 1400

 

Il Quattrocento è per la città di Firenze, un momento di grande ripresa, sia economica che culturale. La gloria di aver dato vita a questi nuovi impulsi, che poi esprimeranno quel concetto di rinascita, di rinnovamento dell’arte, che darà vita al Rinascimento, va tutta alla città, che diventa il fulcro di questo movimento culturale. Il Rinascimento fin dalla sua prima fase di formazione, intorno agli inizi del Quattrocento, sviluppa delle tematiche nuove, accostandosi alle antiche con spirito d’innovazione. Il movimento appare strettamente connesso con la nuova borghesia mercantile fiorentina, e proprio la nuova classe, costituita dalle famiglie dei Pitti, dei Rucellai, dei Medici, degli Strozzi, diventano promotrici della nuova cultura e del nuovo gusto architettonico. La famiglia dei Medici, prima con Cosimo il Vecchio, poi con Lorenzo il Magnifico, collabora con artisti, filosofi, che studiando con fervore il reale mettono a punto una concezione dell’ uomo che esprima i desideri della nuova Signoria. Nell’ambito della cultura fiorentina del Rinascimento, Cosimo il Vecchio, che era a capo di questo grande movimento di rinnovamento, proteggendo gli artisti, incoraggia le iniziative edilizie e artistiche utili alla città. Nelle sue dimore si riuniva l’Accademia Platonica, Cosimo e dopo di lui Giuliano e Lorenzo, erano parte attiva dei dibattiti, discutendo del buon governo e dell’arte. Grande fervore si ebbe in campo letterario, con Poggio Bracciolini, Coluccio Salutati; in campo filosofico, con Marsilio Ficino che rinnova l’Accademia Platonica a Careggi; nell’architettura troviamo, Filippo Brunelleschi, seguito da Michelozzo Michelozzi, Leon Battista Alberti, Bernardo Rossellino, Giuliano da Maiano, Giuliano da San Gallo. Stimolo di questo di questo lavoro è lo studio dell’ arte, della cultura e della filosofia greca e romana, studiata scientificamente. L’artista userà le tecniche tradizionali, con una nuova coscienza, cercando di approfondire l’indagine nei confronti del reale e della natura, quindi l’artista rinascimentale, seguendo questa via, lavora unendo la conoscenza scientifica all’arte, che diventa matrice comune, da cui l’artista non può prescindere. Natura e arte, diventano due fattori importanti; la conoscenza del reale presuppone lo studio e la conoscenza di nuovi mezzi, che l’artista troverà nella prospettiva, prospettiva, che diventa strumento di conoscenza per misurare e riprodurre la realtà. Questi nuovi studi daranno splendidi risultati sia nel campo della pittura che della scultura, e saranno alla base delle più grandi opere della pittura, dell’architettura e della scultura. Nel campo dell’architettura i nuovi studi trovano risposta nell’opera di Brunelleschi, con Donatello e Masaccio, figura fondamentale del rinascimento fiorentino. Il suo capolavoro è la Cupola di S. Maria del Fiore, che riassume in modo completo la sua attività. Oltre alla Cupola, lavora all’Ospedale degli Innocent, alla Sacrestia Vecchia di San Lorenzo, intorno al 1423, alla Chiesa di San Lorenzo, alla Chiesa di S. Spirito nel 1436. Tra il 1429 e il 1443, diresse i lavori della Cappella dei Pazzi, il Brunelleschi fu il creatore del tipo classico del palazzo rinascimentale fiorentino, un esempio è Palazzo Pitti. La nuova società mercantile, si rivelava nella elegante e solida architettura del palazzo signorile. Si hanno iniziative dei gruppi al potere di fissare in aree non centrali le residenze, anche, per la maggiore facilità di reperimento delle aree, nelle zone più esterne del tessuto cittadino. Si hanno quindi importanti conseguenze urbanistiche, proiettate verso il desiderio di affermazione del gruppo dirigente, ed ha inizio la fase che interessa le nuove tipologie dei palazzi rinascimentali. I palazzi che vengono costruiti tendono a definire un tipo di edificio regolare, con pianta quadrata, cortile interno a colonne. Palazzo Medici, Palazzo Pitti, Palazzo Strozzi, Palazzo Rucellai, sono i nuovi edifici che riflettono, l’affermazione della ricchezza e della potenza delle principali famiglie fiorentine.

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Giugno 28, 2021