Lucca

Lucca è sicuramente uno dei fiori all’occhiello della Toscana, memore di grandi momenti di splendore; arte, artigianato, economia e cultura. E’ “la città dell’arborato cerchio” come la celebrò l’indimenticabile Gabriele D’Annunzio. Le prime tracce di uomo rinvenute nel territorio riconducono ai popoli liguri ma è con gli Etruschi, come del resto tutta la Toscana e la bassa maremma, che si vede un incremento demografico unito alla crescita economica ed artistica, grazie al commercio e agli scambi. Gli Etruschi prima, e i Romani dopo lasciarono preziose testimonianze, le cui vestigia sono presenti su tutto il territorio .

Con i Romani, nell’89 a.C., diventa municipio e fu forse l’epoca più intensa di fermenti che durò circa due secoli.

Dopo i romani fu la volta dei popoli invasori che si alternarono alla conquista del territorio italiano, e ovviamente toccò la stessa sorte a Lucca, snodo stradale di importanti vie di comunicazione. Per primi arrivarono i Goti, poi i Bizantini e successivamente i Longobardi con i quali divenne ducato e passaggio strategico, ed in parte obbligato, fin verso la valle del Tevere per spostarsi verso l’altro regno longobardo, la Puglia.

Lucca divenne importante in Toscana grazie al condottiero Castruccio Castracani, a Paolo Guinigi che avviò lo sviluppo artistico e culturale. Ma la notorietà di Lucca superò i confini italiani diffondendo la sua fama grazie all’intenso e ricco commercio della seta con l’ Europa e l’Asia. 

Nel 1799, la città venne conquistata dai Francesi e per volere di Napoleone, divenne principato di Felice Baciocchi e Elisa Bonaparte, sorella dell’Imperatore, fino al 1814. Dopo la caduta nopoleonica, gli Austriaci tennero lo Stato fino al Congresso di Vienna che assegnò il Ducato di Lucca a Maria Luisa di Borbone e al figlio Carlo Ludovico.

Nel 1847, Carlo Ludovico cedette il Ducato di Toscana a Leopoldo 11, ma già erano nell’aria quelle idee liberali che avrebbero portato, pochi anni dopo, ad unirlo all’Italia.

 

L’Università dei monetieri è molto antica ed era già presente allíepoca del dominio longobardo. Molti documenti conservati nell’archivio Arcivescovile, ne documentano l’attività. Il “Moneturius” (Zecchiere) costituì una corporazione e sotto la protezione di S. Eligio venne chiamata Collegium Monetariorum” alla quale fu preposto un “Magister Monetae (Maestro di Moneta). Tutti coloro che appartenevano a questa Università erano detti “Overieri” (coloro che fanno moneta) e l’ammissione non era facile perché comportava la conoscenza dell’arte, attestata dalla matricola e veniva fatto loro giurare sui Santi Vangeli l’impegno di esercitare con rettitudine la professione concessa a Lucca dai vari imperatori. Nei locali dell’antico Uffizio della Zecca di Lucca, il “Collegio dei Monetieri” è di nuovo attivo con le antiche metodologie di affinare, fondere, incidere i metalli (segreti custoditi gelosamente da poche famiglie lucchesi, chiamate “De lignaggio Monetae”).

La nostra produzione è finalizzata alla ricostruzione della moneta antica, ricostruzione che avviene studiando più esemplari della stessa nel peso, nella grandezza e nello stile per ottenere così un disegno e un modello ben dettagliato, dal quale vengono realizzati i punzoni maschi, incisi e lavorati a bulino. L’antico uffizio della Zecca ha realizzato a Lucca, nei suoi locali di via S. Andrea 45 (nei pressi della torre Guinigi), una esposizione che ripercorre la storia della moneta nei secoli ed è possibile visitarla nei giorni feriali e festivi dalle 9,30 alle 13 e dolle 14,30 alle 19 escluso il lunedì mattina.

 

Visitare le ville di Lucca è impresa di non poco conto se si pensa di esaurire l’approfondimento di questo tema con un’escursione a tempo determinato; si corre il consueto rischio di sottoposi ad un ‘infarinatura di notizie accompagnato da una sequenza di immagini che – pur suggestive ed affascinanti – non riusciranno mai a restituirci a pieno il complesso dei valori culturali ed ambientali di quella civiltà lucchese che nelle ville realizza – insieme alla città murata – il suo momento espressivo più elevato. 

Più di trecento tra grandi e piccole sono infatti le residenze in villa che i lucchesi si costruirono nel corso di oltre quattro secoli nei siti più ameni della campagna e dell’arco collinare che circonda la piana di Lucca; dai primi insediamenti trecenteschi nati come casini di caccia, attraverso le grandi ville cinquecentesche delle opulente famiglie borghesi impegnate nell’arte e nel commercio della seta, che tracciarono il territorio e l’ambiente come un superbo quadro naturale, fino ai numerosi epigoni che nella riproposizione di quei modelli completarono il paesaggio – nelle epoche successive e fino alle soglie del novecento – con una interminata serie di dolci e civilissimi tratti, quali sono quelli offerti agli occhi del visitatore anche più frettoloso. Questo patrimonio è ancora tutto nella mano privata, che sovente l’ha tramandato da una generazione all ‘altra con la premurosa attenzione che i lucchesi sanno manifestare nelle cose che sono desdnate a restare, e attraverso di esso sta nascendo una nuova maniera di proporsi all’apprezzamento esterno tramite la rinascita dell’ospitalità, della produzione tipica, dell’accoglienza alla cultura e alle arti liberali. Il visitatore non si trova quindi di fronte ad un repertorio circoscritto di monumenti, ma ad una testimonianza perenne di valori che comprende architettura, paesaggio, agricoltura, attività tradizionali, enogastronomia ed anche recessi di quiete e di meditazione, di contemplazione e rigenerazione dello spirito, di godimento d’ambiente in corrotto, in cui è necessario penetrare con progressivo entusiasmo, senza la febbrile inquietudine del turista a tempo, ricercandone man mano la misura che per ognuno si riveli più conveniente. In altre parole in punta di piedi. 

Afferma il Borchardt, che ben conobbe la Lucchesia e a lungo vi soggiornà: «La villa rende onore già di lontano all’ospite in arrivo, ripagandolo di tutto quello che gli nega finché egli èsemplice turista». E comunque giocoforza organizzare questo viaggio in uno o più percorsi, nessuno dei quali – lo diciamo subito – risulterà esaustivo del tema delle ville di Lucca, perché la tentazione sarebbe forse quella di girovagare senza una meta precisa, seguendo un muro di pietre scarnite dal vento e con sorpresa incontrare eleganti prospetti di antichi palazzi celati tra le fronde di alberi secolari; oppure incantarsi ai forti profumi del vino che ribolle nella cantina e attendere sui colli il roseo risolversi dei tramonti. E un viaggio che ha poche tappe sicure ed è spesso affidato all’intraprendenza del forestiero d’antica indole, quello che un tempo trascurava le poste per fermarsi a indagare i segnali della civiltà, scegliendoli nei vasti panorami come nei particolari apparentemente insignificanti e da ciò traendone quel ristoro per lo spirito che – alla fine del pellegrinaggio – gli dava la certezza di tornar migliore di quando era partito.

 

Museo Nazionale di Palazzo Mansi

Fu acquistato nel 1965 dallo Stato italiano come sede per ospitare le opere pittoriche dei musei nazionali di Lucca. 

Museo Nazionale di Palazzo Mansi

Via Galli Tassi, 43 – Tel. 0583 / 55.570 – Fax 0583 / 31.22.21 – Orario 9/19 * festivo 9/14 * chiuso il lunedì.

 

Museo della cattedrale

E’ composto da una casa torre duecentesca, una chiesa cinquecentesca ed un corpo principale di origine trecentesca. Vi sono esposti gli oggetti d’arte che hanno caratterizzato nei secoli l’attaccamento e la devozione dell’emblematica figura del Volto Santo – antico crocefisso venerato nel Medioevo in tutta Europa.

Nella sacrestia della Cattedrale è visibile quello che fino ad oggi è ritenuto il monumento funebre che Jacopo della Quercia scolpì di llaria del Carretto – consorte di Paolo Guinigi che fu Signore di Lucca tra il 1400 ed il 1430.

Museo della cattedrale – Via Arcivescovato – Tel. 0583 49.05.30 – Aperto tutti i giorni Apr/Ott 10/18 – Nov/Mar 10/14 – festivi 10/17

 

Lucca ancora oggi conserva per intero la sua possente cinta muraria, nata soprattutto per incutere forza militare ed organizzazione amministrativa; infatti nessuno tentò mai di espugnarla. La cinta muraria è percorribile come una passeggiata sotto a secolari alberi che furono piantati allíepoca per coprire la visuale delle numerose torri in caso di attacco, ma anche come approvvigionamento di legna da ardere. 

Nei secoli successivi la cerchia dei bastioni venne trasformata in una specie di giardino pensile sospeso sulla città. Per secoli, illecitamente i lucchesi vi avevano impiantato piccoli orti, vi avevano mandato a pascolare le proprie cavalcature, mentre i fossi esterni venivano utilizzati come campi di grano o pascoli per le mandrie.

La passeggiata sulla muraglia a piedi o preferibilmente in carrozza era divenutaa nel Settecento una tappa d’obbligo quando si ricevevano principi forestieri e un appuntamento da non perdere nelle giornate monotone della nobiltà durante la bella stagione.

Ancora oggi le antiche mura di cinta che i Lucchesi hanno saputo conservare, proteggono il centro della città dal caos esterno; avvolgono di fascino una delle più belle città díItalia e i visitatori non dovrebbero perdere líebrezza che si prova in una rilassante e suggestiva passeggiata percorsa da secoli di storia.

 

Le Ville di Lucca

Le belle ville che si possono ammirare nei luoghi più suggestivi delle campagne di Lucca, furono costruite nel corso di oltre quattro secoli. Sono oltre trecento, tra cui alcune trecentesche nate come casini di caccia, altre come grandi ville cinquecentesche delle famiglie borghesi e dei ricchi commercianti di seta.

Questo patrimonio è ancora tutto in mani private, 

tramandato meticolosamente e rigorosamente da una generazione all’altra come. Solo alcune di queste ville sono oggi visitabili ed in grado di offrire un’accoglienza degna della migliore tradizione lucchese.

La matrice strutturale e formale di Lucca è data dalla presenza delle ville, includendo con questa accezione tutto l’insieme della villa stessa: l’intera proprietà immobiliare costituita dall’edificio principale, dal parco, dalla fattoria, dalle case coloniche, dalle sistemazioni agrarie, dai boschi e dai corsi d’acqua. “La villa è armonica distinzione di vigneti e uliveti, campi coltivati e zone a selvatico, case di contadini e dimora del Signore” (Isa Belli Barsali); è opera di una borghesia urbana che investiva il frutto dei propri guadagni in terre. Un insieme costruito come una opera d’arte, da un popolo raffinato. Ma questo paesaggio, oggi così apprezzato, non è solo il risultato di una operazione di investimento fondiario. Nell’organizzazione strutturale di questo territorio tutto era tenuto presente: la giacitura dei terreni, la regimazione delle acque, l’ordine delle colture, la collocazione degli edifici, la disposizione degli alberi; con grande semplicità, modestia, funzionalità, ordine, compostezza, rigore. Una matrice comune per la sua definizione e organizzazione è data dalla sistemazione a terrazze o a poggi dei terreni. Con questa tecnica si trasformarono i terreni acclivi della collina in parti piane, evitando l’erosione dei suoli e imbrigliando le acque che, regimate, si convogliarono dove l’uomo voleva. È il grande disegno della collina toscana; è “l’adorno anfiteatro di poggi” di Borchardt; una serie di segni, tra loro paralleli, curvilinei, che modellano variamente, ma con continuità, il contesto territoriale della villa, ne costituiscono il fondale. E’ il risultato della lotta, o del dialogo, dell’uomo con la natura per costringerla, o per convincerla ad un uso produttivo, nel rispetto della sua struttura. È il frutto di un lavoro secolare di cui esistono, a Lucca, documenti certi dalla fine del XIII secolo. Questa tipicità del paesaggio lucchese non sfugge a Montaigne che nel Journal de Voyage, intorno al 1580 scriveva: “On ne peut trop loeur la beauté et l’utilité de la méthode qu’ils ont de cultiver les montagnes jusqu’à la cime, en y faisant, en forme d’escalier …”. Nel rapporto tra insediamento collinare e colture, tra villa, giardino e paesaggio anche i materiali usati giocano un ruolo fondamentale: sono materiali cotti in loco, come i laterizi delle fornaci locali (oggi tutte in disuso o demolite), le calci preparate con il calcare ceroide di Santa Maria del Giudice, le sabbie ed i ciottoli del Serchio, le pietre. Sono proprio i materiali lapidei ad intervenire come elementi costitutivi come pezzame da costruzione o come materiale da taglio; sono usati nei muri di recinzione, nelle architetture dei cancelli, nei lastricati, nelle cordonature, nelle fasce decorative, nelle cornici di portali e finestre, nelle case coloniche e negli oratori. Le cave di Matraia e di Guamo erano quelle a cui ci si rivolgeva; una a Nord, l’altra a Sud quasi a servire imparzialmente due parti significative dell’insediamento delle ville. Pur tuttavia le pietre erano usate anche insieme dialogando, con il laterizio, con la loro diversità di colore. I siti ricchi di acque sorgive o serviti da un torrente, con facili possibili derivazioni, erano quelli più ricercati per la costruzione delle ville. L’acqua in villa, oltre ad assolvere mansioni puramente funzionali connesse con la vita domestica e con il lavoro agricolo, diventò occasione per la realizzazione di opere di abbellimento e di divertimento, di puro piacere. Le architetture dell’acqua insieme alle architetture del verde costituiscono il micropaesaggio interno alla chiusa della villa; raggiungono altissimi livelli di qualità e di tecnica idraulica riscontrabili nei numerosi ninfei, vasche e peschiere, con giochi segreti d’acqua, soluzioni architettoniche variate, arricchite da statue e decorazioni realizzate con mosaici rustici, sassolini di vari colori, conchiglie, con figure grottesche e mostruose. Nei ninfei sono importanti e studiati anche i giochi di luce che penetrano all’interno di queste architetture in cui i fasci luminosi formano arcobaleni con il pulviscolo d’acqua. Ma anche il gioco, il piacere si ricompongono correttamente, in una sorta di senso civico e di rispetto, che è tipico dell’animo lucchese, nei riguardi del prossimo: l’acqua non viene dispersa, non viene alterata, riesce a valle della chiusa a disposizione degli altri.

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Giugno 28, 2021